Teatro
Adattamento e regia Mario Fraschetti
copertina Manuele Brancato
20 luglio 2023
UNA SERA DI PRIMAVERA
Azione in sei scene
15 maggio 2014, ore 21
Grosseto, Sala Friuli
piazza S. Francesco
Classe V B
regia Daniela Marretti
UNA SERA DI PRIMAVERA
Azione in sei scene
Il testo teatrale è in allestimento con la classe V B del liceo "A. Rosmini" di Grosseto, per la regia di Daniela Marretti, del "Teatro Studio" della medesima città.
Lo spettacolo è realizzato nell'ambito della 17^ Rassegna del Teatro della Scuola della città di Grosseto. La rappresentazione avverrà alla "Sala Friuli" (Grosseto, Piazza San Francesco), alle ore 21, il giorno 15 maggio 2014.
Una ragazza, mentre fa i compiti, attende nel tardo pomeriggio il rientro della madre dal lavoro...
Il testo mette in scena i sogni, i timori di una giovane nel momento delle scelte e dell'uscita dal nido familiare. Ma tale passaggio delicato della crescita avviene ai nostri giorni, quando il futuro si presenta assai incerto. Tanto più che la stessa generazione dei padri pare aver smarrito la dignità di rivendicare i propri diritti e addirittura il ricordo di averla avuta nella propria non lontana giovinezza. La cultura di cui la ragazza con fatica s'appropria l'aiuta, malgrado tutto, a prendere il futuro nelle proprie mani, insieme con il recupero - contro lo strazio e la miseria presente - della dignità trascorsa delle generazioni adulte.
Scene dalle prove
- La Madre e la Figlia
- Daniela Marretti e la Figlia
- La Madre e la Figlia
- La Figlia, il Dirigente, Vittorio
- I tecnici del suono e della luce
- Una Giovane
- Giovani
- Vittorio giovane e Vittorio maturo
- Una Giovane
- Giovani
- Un Giovane
- Giovani
- La Figlia
- Il Dirigente e Vittorio
- Una Giovane
- Giovani
- La Madre e la Figlia
- Giovani
- Il Dirigente, Vittorio, Daniela Marretti
- La Figlia
- Una Giovane
- Giovani
- Una Giovane
- La trovarobe
- Giovani
- La tecnica del suono e delle luci
XVII Rassegna provinciale del Teatro della Scuola
Giudizio della giuria
Lo spettacolo si apre su uno scenario domestico, uggioso di pioggia, talmente intimo da consentirci di entrare nella mente del personaggio in azione che annoiata studia, ripassa, ricorda, riflette. È un’atmosfera fredda, che mette a disagio e forse preannuncia il tradimento della primavera che ha fatto tornare la pioggia e le temperature invernali. Lo stesso freddo forse si trova nell’animo della nostra giovane studentessa.
Altro scenario: ci troviamo in un ufficio martellati da ritmi di lavoro isterici, battiti di tasti del computer che scandiscono gli inesorabili e frenetici tempi di lavoro. È un ritmo che fa degenerare facilmente in scatti, aggressioni, mortificazioni dei sottoposti. Il respiro del movimento e dei pensieri della nostra protagonista però rimangono lenti e rarefatti, quasi surreali: si sa che i giovani vivono rapiti dai propri stravaganti pensieri al riparo da tutta la realtà circostante.
La terza scena si anima su un quadro familiare di dialogo tra madre e figlia. Sembra un rapporto ideale: c’è fiducia, confidenza, affetto, ascolto.
Le scene cambiano frequentemente, interrompendosi in stati di sospensione che creano un climax di tensione che fa crescere curiosità e desiderio di decifrare la centralità del messaggio. E infatti la tensione cresce ancora ed esplode in un moto di rivolta generale rispetto ai canoni più convenzionali della società capitalistica: via giacche e cravatte, che diventano abiti adatti a fantocci di pezza. Si inneggia ai colori, ai vestiti sgargianti, a musiche e danze che stimolano creatività e fantasia. Il grande sogno del Sessantotto attraversa le masse, i giovani, uomini e donne e arriva fino a noi. La protagonista rimane osservatrice esterna, riflessiva, lucida e prosegue la sua crescita interiore, soprattutto grazie alla guida materna costante e amorevole. Ogni risveglio per un adolescente è sempre il primo giorno della sua nuova vita. E questo lo è più di tutti gli altri, perché oggi la nostra protagonista perde la propria mamma. Ecco dove è la crescita, nel continuare la strada e continuare ad andare avanti, diventare grandi ora, subito, senza neanche saperlo. Un malinconico sguardo sul percorso di crescita degli adolescenti scritto da chi gli adolescenti li ama e ce li ha vicini; interpretato proprio da loro, magistralmente; con convinzione, energia e consapevolezza.
Un gruppo di adolescenti in scena che ci dimostra, forse anche con questo spettacolo, di essere diventati grandi, almeno un po’ di più. Si distingue per contrasti ritmici.
29 maggio 2014
DIARIO DI BORDO DI UN ALLESTIMENTO
Michael Bianchi, Un teatro per conoscersi, per conoscere e per crescere
Che dire, è stata un'esperienza nuova per me, come per molti dei miei compagni di classe e credo che ci volesse proprio: non avevo la benché minima idea di quanto fosse divertente, interessante e allo stesso tempo impegnativo. Sono così riuscito a cimentarmi anche con il teatro, cosa che mi ero ripromesso di fare, ma non ne avevo mai avuta l'occasione. È un’esperienza che rifarei anche subito e mi ci impegnerei ancora di più. Seguire tutto il processo fino all’allestimento dello spettacolo mi ha spinto a riflettere sui cambiamenti avvenuti in noi in questi ultimi mesi, in alcuni casi enormi, così come sui lati nascosti di ciascuno, in questo modo emersi: le persone, non si finisce mai di conoscerle. Questo è stato un ottimo modo per andare più in profondità.
Abbiamo sperimentato una piccola porzione della vita teatrale, scoprendo alcuni suoi segreti che ci potrebbero servire in futuro. Ma, soprattutto, la cosa più bella e di cui sono fiero sono i complimenti ricevuti a fine spettacolo. Qualcuno è venuto da me per dirmi che con la nostra rappresentazione abbiamo suscitato emozioni vere nel pubblico. Addirittura, mi dicono, è sgorgata qualche lacrimuccia. Tutto questo lo dobbiamo all'incredibile forza dell’opera rappresentata. E penso che sia lo scopo principale del teatro arrivare al cuore delle persone.
Proporrei questo tipo di esperienza scolastica a tutti, almeno una volta nel corso degli studi superiori. Grazie dunque all’autore, nostro professore, per aver contribuito alla nostra crescita intellettuale e personale. Un grazie grandissimo va inoltre a Daniela Marretti, per la sua immensa umanità e professionalità e un grazie non meno grande ai miei compagni di "battaglia".
29 maggio 2014
Martina Franci, Tra lo stupore della sala
È passata più di una settimana dalle emozioni provate là, su quel palco. Devo essere sincera, sono partita un po’ prevenuta, riguardo il fatto di mettere in scena un testo così complesso e così carico di sentimenti forti che ci riguardavano da vicino. Credo che in partenza, soprattutto per chi non ha mai fatto una tale esperienza, non è mai entrato a contatto con il mondo del teatro, sia difficile superare quel muro fatto di un po’ di paura e di tanto imbarazzo. Sono ancora convinta che recitare non faccia proprio per me, però è stato bello prendervi parte, vedere ognuno di noi impegnato nel cercare di far andare tutto nel migliore dei modi. Dietro le quinte, poco prima dell’inizio e dell’ingresso del pubblico, si leggeva nel volto degli attori un’agitazione travolgente e un misto di emozioni di tutti i tipi. Un’agitazione che credo sia giusto ci sia, un’agitazione che poi ha travolto anche me, quando, per la mia parte, stavo seduta tra il pubblico e aspettavo di salire sul palco.
Posso dire di aver vissuto una buona parte dello spettacolo da “spettatrice”: vedere la sala che piano piano si riempiva è stato emozionante. Appena la rappresentazione è iniziata, si sentivano le chiacchiere degli spettatori che si domandavano, si consultavano, commentavano, alcuni proprio non capivano e si guardavano intorno curiosi. Mi sentivo quasi importante, perché io già sapevo che cosa sarebbe successo e morivo dalla voglia di dirlo, ma ho dovuto tacere e lasciare che comprendessero da soli, godendosi lo spettacolo. Gli applausi calorosi che poi hanno riempito la sala, non potevano che colmare di gioia. Bellissima, nella scena collettiva, la secchiata inaspettatamente piena d’acqua – la regista ce l’aveva fatta mettere davvero! - e bellissimo l’applauso che è esploso in platea. Ma giustamente il bello di qualsiasi spettacolo è proprio questo, perché per quante volte lo si possa provare non si sa mai come andrà al momento del debutto. Se ci si scorda le battute, si improvvisa.
Ognuno di noi alla fine ha contribuito come meglio ha potuto, chi più e chi meno, ma tutti ci siamo calati nella nostra parte. Fondamentale è stato l’aiuto di Daniela Marretti, perché senza di lei sarebbe stato impossibile, ma non certo da meno è stato l’incoraggiamento del nostro professore, che ha profondamente creduto in noi e in questo spettacolo. E il risultato è stato evidente. Alla fine, quando eravamo tutti sul palco, professore e Daniela compresi, non posso negare che mi sono commossa. Forse perché l’adrenalina precedente si era placata, o forse perché si leggeva negli occhi di tutti la soddisfazione e la gioia per aver messo in piedi un tale spettacolo e perché si erano superate tutte le paure, le insicurezze, le emozioni che tanto ci avevano spaventato.
24 maggio 2014
Daniela Marretti, Appunti di teatro
Frammento quinto
Mi ero ripromessa di aspettare che si fermasse questa ruota di saggi, spettacoli, lavoro e vita che scorre, bella e densa e dura e leggera insieme. Ma ora, tra le quinte mezze smontate di un palco a Santo Stefano, approfitto della pausa di un panino per riprendere i miei Appunti.
Certo, per la "messa in vita", anche quando il testo è sapiente e ha tutto previsto, ci vogliono mestiere e capacità "artigiane", ma l'esperienza compiuta nel suo complesso, quindi la tecnica di scrittura, gli argomenti, gli attori così belli e così "non attori"... tutto questo è valso tanto, tanto di più.
Leggo di domande del pubblico degli studenti: altro risultato, no? Riuscire a far pensare, stanare lo spettatore dalla poltrona, spingerlo dalla immedesimazione catartica all'analisi, renderlo consapevole, attivo... È questo che il testo sento vuole... è questo che noi vogliamo.
Intanto, il palco di nuovo chiama.
20 maggio 2014
Velio Abati, A mente più fredda
Tante, a sipario chiuso e nei giorni successivi, le domande di chi ha assistito alla rappresentazione. Chi è Anna?, ripeteva qualcuno, perché non arrivava? Ricorrente l’osservazione dello smarrimento provocato dalla rarefazione delle scene. Perché Vittorio e il Dirigente?, chiedevano, perché e quando la festa collettiva? Lo spaesamento l’ho avvertito anche direttamente in sala. Incredibile: ciò che gli spettatori provano, lo senti anche tu, sul corpo, come un contatto fisico, come una scossa elettrica.
Splendido l’applauso liberatorio per la secchiata d’acqua.
Bella, con consenso unanime, la scelta registica di Daniela Marretti per il silenzioso finale collettivo.
Nel mio cuore la ringrazio della sua proposta di mettere in scena il testo, di avermi aiutato a vincere i timori con cui agl’inizi l’avevo ascoltata.
E un grazie, non meno grande, alla meravigliosa passione, alla fatica discreta, dei miei allievi.
20 maggio 2014
Giulia Baneschi, Un’esperienza forte che ci ha mutati
Voglio iniziare la mia nota con un particolare ringraziamento sia al nostro professore, autore del testo da noi messo in scena, sia a Daniela Marretti, fantastica formatrice teatrale. Ma un grazie di cuore va anche ai miei compagni, con i quali ho potuto fare quest'esperienza che ci porteremo dentro per sempre, non solo per alcune tecniche teatrali apprese, ma anche perché è stato per noi un momento di condivisione importante. Tra risate e momenti di profonda riflessione, è rimasto in noi un segno che sento indelebile. "Intender non lo può chi non lo prova", avrebbe detto Dante.
Nella nota di presentazione si legge: «Il testo mette in scena i sogni, i timori di una giovane nel momento delle scelte e dell'uscita dal nido familiare. Ma tale passaggio delicato della crescita avviene ai nostri giorni, quando il futuro si presenta assai incerto». Questi due periodi sono per me emblematici, perché riassumono in modo chiaro la situazione in cui viviamo insieme con il forte impegno sociale del testo. Per certi aspetti mi rivedo molto in quella ragazza, che ha paura ma che sono sicura ce la farà; l'unica cosa che mi auguro e che auguro a tutti noi è di essere forti come lei e di riuscire a trovare davvero la nostra strada, la nostra passione. Questa scuola mi ha insegnato che solo con la passione e grazie alla cultura si riesce a sostenere la validità nostri diritti, a conoscere la vera bellezza delle cose.
Credo che l'attività teatrale sia fondamentale, perché è l'unica forma d'arte che ti sconvolge dentro, riuscendo a coinvolgerti in modo così profondo e catartico. Sarebbe utile a mio parere anche estendere ancor di più l’attività ai ragazzi portatori di handicap, per favorire una loro maggiore integrazione. Soprattutto sarebbe utile che tutti gli istituti realizzassero tale attività. Sono sicura che lo spettacolo andrà bene. E sarà molto emozionante. L'emozione d'altra parte è il coronamento del nostro impegno e del nostro credere profondamente in ciò che stiamo facendo.
14 maggio 2014
Daniela Marretti, Appunti di teatro
In questi giorni, tra un lavoro e l'altro, mi porto in giro Ugo, il fantoccio che l'autore ha inserito in una scena - rendendola efficacissima - e che non ho potuto fare a meno di battezzare, costruendolo a tarda sera, ricucendolo durante la prove di tutt'altro spettacolo, per sentirmelo più vicino (e poi si sa, maschere e pupazzi, "hanno un anima", non c'è niente da fare...se ne può parlare!).
Ha riscosso molto successo, Ugo: un bambino entrato a Teatro studio è scoppiato a piangere, un musicista venuto per una prova è sbiancato credendolo un attore svenuto, la gente in strada guarda (e ogni volta dimentico e penso: "Perché mi guarda così?"); ha presieduto una cena a base di erbe aromatiche e soprattutto ha ricevuto i complimenti di Andrea, che mentre lo riaccomodavo in macchina dopo la prova di mercoledì, mi ha detto: "È adorabile!". Grande soddisfazione!
Ugo a parte, i risultati di questo allestimento per me sono eccellenti: non più solo umanamente ormai, perché stiamo sfiorando la tecnica, passando per uno sforzo di comprensione-maturità, che sta rendendo il lavoro intenso, preciso, serio. E tutto questo accade divertendoci, conoscendoci, correggendoci...sotto l'occhio paziente e caldo dell'autore, che nemmeno per un istante dimentica di essere docente.
Che dire delle testimonianze di Lorenzo, Benedetta, Sara, Daniela... per me un grande riscontro, il più grande. A testimonianza di quanto i ragazzi abbiano compreso uno degli aspetti fondamentali di questa esperienza, l'aprirsi, il darsi, l'esserci - oltre naturalmente ai contenuti del testo - cito due punti della scheda con cui ho presentato il lavoro che avremmo affrontato insieme:
L'allenamento attoriale, per quanto basilare e semplificato, ci conduce in un ambito che va oltre l'acquisizione di nuove tecniche, linguaggi e regole, ci spinge verso la conoscenza e il superamento di noi stessi, rendendo necessario un graduale lavoro propedeutico, che rispetti tempi e temperamenti e ci aiuti a superare resistenze psicofisiche, “corazze” e limiti espressivi autoimposti o acquisiti.
Il lavoro condurrà i ragazzi dentro l'azione scenica e permetterà loro di esperire la tridimensionalità del linguaggio teatrale, tridimensionalità che si esprime non solo per la concretezza che lo caratterizza, ma per l'opportunità che offre di vivere emozioni, far agire il corpo, entrare nel sentire altrui e donare se stessi agli altri nell'atto del recitare.
12 maggio 2014
Daniela Crispino, Portare in scena la parola 2
Ho cercato a lungo le parole giuste per descrivere questa esperienza, ma ho capito che a volte, quando ci sono emozioni forti, scrivere risulta molto difficile. Il progetto del nostro professore e di Daniela Marretti, del Teatro Studio, ci ha permesso di conoscere un po’ il mondo del teatro, ma anche meglio noi stessi e lo spazio che ci circonda.
Abbiamo imparato a divertirsi tutti insieme, a scavare nel nostro profondo. Abbiamo imparato a gestire le nostre emozioni, cercando di controllare anche quelle più forti. Questo lavoro ci ha più unito come gruppo classe, ci ha permesso di scoprire lati di noi stessi che ancora non conoscevamo, sicuramente ci lascerà ulteriori ricordi amati. Il lavoro è stato svolto con serietà e interesse, a mio parere. La classe ha partecipato attivamente. Suggerirei senz’altro di riproporre in altri anni un lavoro analogo, perché esperienza utile e formativa.
12 aprile 2014
Benedetta Chiezzi e Sara De Santis, Fare teatro a scuola
È la prima volta che ci troviamo a vivere un’esperienza di questo genere. Abbiamo potuto osservare che è positiva anche per le relazione interpersonali della classe. Dato l'impegno scolastico in vista dell'esame di stato, non è stato semplice partecipare con costanza agli incontri per accostarsi alla recitazione, che richiede invece attenzione, assiduità, concentrazione e passione. Ma cerchiamo comunque di fare del nostro meglio.
Siamo grate di aver avuto la possibilità di lavorare con Daniela Marretti, attenta a metterci a nostro agio, ad aiutarci a togliere le barriere che noi tutti spontaneamente ci creiamo, privandoci di regalare qualcosa di noi stessi agli altri.
9 maggio 2014
Lorenzo Scribani, Portare in scena la parola 1
E' la prima volta che mi cimento in un'opera così impegnativa sia per il messaggio sociale, che per quello artistico e ne sono entusiasta. Il testo rispecchia perfettamente lo stile dell'autore, che tende a denunciare una società ormai priva di forze e anche di speranze. Ma non sono qui per fare una recensione, preferisco parlare dell'esperienza di attore sul testo teatrale.
Non nego di aver avuto inizialmente difficoltà a comprenderlo, visti i vari salti temporali presenti. Appena iniziate le prove, però, ho cominciato a sentir mio e, in un certo senso, ad amare il mio personaggio. Dico questo, perché sinceramente è la prima volta che mi capita d'interpretare un personaggio così burbero e scontroso.
Apprezzo tantissimo la regia di Daniela Marretti, perché il suo modo di spiegarci la parte, d'introdurci all'azione mi rilassa e mi porta a dare il meglio. Non vedo l'ora di portare in scena questo spettacolo. Sono curioso della reazione che avrà il pubblico.
Per me è un'esperienza assai formativa.
29 aprile 2014
Daniela Marretti, Appunti di teatro
Frammento terzo
Appunti di regia.
Ho appena scritto e subito me ne ritraggo, giacché questa esperienza non è propriamente una regia. La regia è quasi fatta, nella forma, nei contenuti, nelle trovate. L'autore è entrato pienamente nel linguaggio teatrale, non ha tralasciato niente. Allora la presenza di una regista - attrice, ancor prima di essere regista - a che cosa si riduce? Comprendere e assecondare l'opera. Far vibrare le pagine e le immagini di vita vera, respirata, di ritmo reale, pienare i vuoti della finzione con i pieni dell'esistenza concreta dell'attore in carne e ossa.
E qui viene quel lavoro delicato, fatto di rispetto, di delicatezza, ma anche di forza, di esempio, di pazienza e di irruenza al tempo stesso, negli spazi interiori di un attore-adolescente-allievo: qui nasce il tentativo di farsi spazio negli animi, al fine di far scoprire loro quello stesso spazio, quella stessa forza, quella stessa pazienza e irruenza.
L' "Appunto" principale - mi dico - è che questi ragazzi ci sono, sono qui, restano, ognuno facendo quello che può, incontrando limiti e potenzialità, resistendo o scavando... ma tutti presenti, tutti pieni di fiducia... (siete belle, ragazze! Siete belli, ragazzi!).
29 aprile 2014
Frammento secondo
Riprendo i miei appunti di regia. un lavoro che raccoglie storie di vita condivise con i ragazzi che lo rappresentano, realizzato con loro e scritto per loro - naturalmente non solo - capace di penetrare drammi, vuoti, ma anche entusiasmi, linguaggi.
E ciò si esprime non solo nei contenuti, ma anche nelle efficacissime soluzioni registiche ed espressive suggerite dalla scrittura, nelle quali i ragazzi si ritrovano, si riconoscono: un occhio attento, sapiente e caldo, quello dell'autore. Un entusiasmo sincero, fresco, ma anche molto maturo, quello dei ragazzi; un'esperienza ricca, quella che stiamo condividendo.
16 aprile 2014
Frammento primo
Un testo teatrale di così alto livello sia umano, che intellettuale, che artistico potrebbe senz'altro meritare allestimenti più professionali. Eppure, ogni volta che incontro gruppi di studenti - bambini o adolescenti o quasi adulti che siano - io devo ogni volta ricredermi.
Assistere allo schiudersi delle personalità, ricevere il dono di "un'apertura", seguire una passione che cresce e mette radici nella pur breve esperienza di un allestimento teatrale, è qualcosa di molto più bello e grande del vedere un gruppo di professionisti appropriarsi di un testo e rappresentarlo.
16 aprile 2014