Colloqui del Tonale 2012-2023

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Grosseto, Italia

Sabato 5 novembre 2022. Grosseto, Italia. Giuseppe Abbati, Le trasformazioni del patrimonio zootecnico 1

Sabato 5 novembre 2022. Grosseto, Italia. Giuseppe Abbati, Le trasformazioni del patrimonio zootecnico 2

Sabato 5 novembre 2022. Grosseto, Italia. Giuseppe Abbati, Le trasformazioni del patrimonio zootecnico 3

Sabato 5 novembre 2022. Grosseto, Italia. Giuseppe Abbati, Le trasformazioni del patrimonio zootecnico - Dibattito

Sabato 15 ottobre 2022. Grosseto, Italia. Sauro Gelichi, Grosseto e le origini dell'archeologia medioevale

Sabato 15 ottobre 2022. Grosseto, Italia. Sauro Gelichi, Grosseto e le origini dell'archeologia medioevale. Dibattito

Sabato 1° ottobre 2022 Grosseto, Italia. Pietro Pettini, Le trasformazioni storiche del paesaggio e del territorio provinciale. 1) fino al monchesimo

Sabato 1° ottobre 2022 Grosseto, Italia. Pietro Pettini, Le trasformazioni storiche del paesaggio e del territorio provinciale. 2a) fino al 1300

Sabato 1° ottobre 2022 Grosseto, Italia. Pietro Pettini, Le trasformazioni storiche del paesaggio e del territorio provinciale. 2b) fino al 1300

Sabato 1° ottobre 2022 Grosseto, Italia. Pietro Pettini, Le trasformazioni storiche del paesaggio e del territorio provinciale. 3) fino al 1700

Sabato 1° ottobre 2022 Grosseto, Italia. Pietro Pettini, Le trasformazioni storiche del paesaggio e del territorio provinciale. 4) i nostri giorni

Sabato 1° ottobre 2022 Grosseto, Italia. Pietro Pettini, Le trasformazioni storiche del paesaggio e del territorio provinciale. Dibattito

Per la prima volta, i Colloqui volgono lo sguardo alla terra dove prendono vita. La bellezza della natura che ogni volta li avvolge e ne alimenta il tessuto rimane lì, nelle increspature dei suoi millenni, ma c’è tutto uno spazio umano del paesaggio, dove i modi di vita e di produzione sociale sedimentano e trasformano, che chiede di essere indagato.

Si tratta di una modificazione da sempre inseguita dal genere umano, come indica il mito di Prometeo, permettendosi in questo modo di civilizzarsi. Tuttavia, le energie liberate dalla società industriale e l’uso che quella ha imposto e impone hanno innescato spinte, che non solo modificano a vista d’occhio il nostro paesaggio quotidiano, ma minacciano in modo oramai tangibile la medesima vita umana.

Di queste trasformazioni vicine tratta la diciannovesima serie dei Colloqui, nella convinzione loro propria che uno degl’incagli più gravi del nostro tempo sia il pensare per frammenti, per specialismi, per localismi. Se c’è invece un punto fermo da cui essi muovono è che da tempo nessun luogo è più un’isola.

E i ragionamenti si prolungheranno nella sera dei campi, davanti al camino, tra un bicchiere e un piatto alla buona.

 

 

Per ricordare il futuro

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Velio Abati, Metafisica Tempo Storia. Introduzione

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Roberto Bongini, Metafisica Tempo Storia

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Lelio La Porta, Metafisica Tempo Storia

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Roberto Bongini - Lelio La Porta, Dibattito

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Walter Lorenzoni - Roberto Bongini, Dibattito

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Caterina Albana - Giuseppe Mainardi - Roberto Bongini - Walter Lorenzoni - Velio Abati, Dibattito

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Celso Rosati - Velio Abati, Dibattito

Sabato 17 settembre 2022 Per ricordare il futuro. Caterina Albana - Lelio La Porta, Dibattito

Dietro la cortina degli urli quotidiani che non toccano ma aggravano le durezze

dell’esistenza, le idee comunemente accolte indicano nell’individuo – di necessità elitario e carismatico – l’unica sorgente dell’agire, mentre, volgendosi al tempo, oscillano tra l’affermazione del presente quale sola dimensione della storia e il desiderio del passato come unica alternativa.

Allora la fatica di nominare il futuro forse può passare per vie laterali e impervie, quali risillabare con la nostra voce semplici e terribili domande infantili che fanno tremare ognuno: che cos’è il mio corpo e ciò che tocco, che cos’è l’agire? Che cos’è la libertà? Che cos’è il tempo?

Con questo intento comune, dai confini della sua terra ognuno ha portato al convivio l’assillo della propria vita, il tesoro dei suoi autori, la propria fascina di passione. I Colloqui del Tonale ci sono sembrati il luogo più naturale dove metterne il frutto alla prova, assecondarne la domanda di collaborazione e di confronto.

La bellezza del luogo e un piatto alla buona poi ci accompagneranno, come di consueto, nella sera.

 

Ombre rosse

Sabato 7 maggio 2022 - Donatello Santarone, Walter Lorenzoni, presentazione di Siegbert S. Prawer,  Karl Marx e la letteratura mondiale, Bordeaux, 2021

Sabato 7 maggio 2022 - Donatello Santarone, Walter Lorenzoni, presentazione di Siegbert S. Prawer,  Karl Marx e la letteratura mondiale, Bordeaux, 2021

Sabato 7 maggio 2022 - Donatello Santarone, Walter Lorenzoni, presentazione di Siegbert S. Prawer, Karl Marx e la letteratura mondiale, Bordeaux, 2021

Se oggi il destino comune è deciso in modo crescente da incontrollati poteri economici globali orientati al profitto più potenti degli Stati e da un comando politico che risponde alla propria debolezza con forme sempre più verticali di élite populiste e nazionaliste, che quanto più stringono il loro sguardo all’immediato del sondaggio, tanto più abbrutiscono il loro agire alla ferocia della guerra e alla distruzione del pianeta, diventa allora urgente come il pane coltivare la pazienza dei tempi lunghi, il coraggio dello sguardo globale.

La cultura variegata, conflittuale nei vari riflessi filosofici, economici, politici dei marxismi è un’eredità da cui è possibile attingere. In questa diciassettesima serie, i Colloqui propongono un avvicinamento a qualche elemento di quella cultura, per vedere – dopo una stagione oramai lontana, in cui gran parte dell’intellettualità italiana ed europea si diceva marxista e la successiva, in cui nessuno diceva di esserlo stato – quale diverso contributo essa può offrire alla comprensione delle dinamiche e dei soggetti del presente per un diverso orizzonte, contro le stragi, gli orrori, il servaggio della guerra e contro il precipizio del riscaldamento della Terra.

Secondo la consuetudine, i ragionamenti distesi si prolungheranno nella convivialità serale d’un bicchiere e di un piatto alla buona nei campi ai piedi dei colli di sughere e olivi.

 

Conversazioni su Franco Fortini

Sabato 2 Aprile 2022

Sabato 2 Aprile 2022

Sabato 2 Aprile 2022

Sabato 2 Aprile 2022

Sabato 2 Aprile 2022

Sabato 2 Aprile 2022

Sabato 2 Aprile 2022

Quando per la prima volta, in occasione dei cento anni dalla sua nascita, i Colloqui si sono occupati di Fortini, mettevamo in evidenza l’irruzione dei furori e degli slanci di un altro tempo nelle solitudini e negli smarrimenti di allora. A cinque anni di distanza, il cielo minaccioso della natura e della storia ha catapulto quelle solitudini prima negli spaventi della pandemia mondiale, poi negli orrori e nelle oscenità della guerra, il cui ritorno a cadenze sempre più frequenti nelle città e nelle terre d’Europa sembra averci riportato nei dintorni della prima guerra mondiale. Così oggi, dolorosamente, la voce dell’intellettuale, che ha nella scelta radicale dell’otto settembre il suo emblema e la sua bussola costante, può forse meglio aiutarci al coraggio, intellettuale ed etico, dell’essenziale. Quello stesso da lui ricompitato splendidamente nella nostra lingua dal poeta forse a lui più vicino, Bertolt Brecht:

                           La guerra che verrà

                           non è la prima. Prima

                           ci sono state altre guerre.

                           Alla fine dell’ultima

                           c’erano vincitori e vinti.

                           Fra i vinti la povera gente

                           faceva la fame. Fra i vincitori

                            faceva la fame la povera gente egualmente.

Lorenzo Pallini, frequente parte ai nostri Colloqui, ha condotto la sua amorevole cura delle Memorie per dopodomani anche nelle nostre stesse stanze, fino a una privatissima anteprima nel marzo del 2019 per un minuscolo gruppo di mie studentesse. Per cui questa edizione singola – ogni tanto, i Colloqui se lo sono concesso – ha anche il valore di un omaggio e di personale ringraziamento al giovane regista, fraterno compagno di viaggio.

Lo stare insieme, in un ambiente amico in questi inverni tristi, intorno a un piatto preparato da noi, gustare un bicchiere di vino è, ne siamo convinti, anch’esso un elemento essenziale a rischiarare la mente e la speranza

 

Prove di fuga

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. Scenari 1

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. Scenari 2

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. Scenari 3

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. Scenari 4

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. dibattito: Geotermia

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. dibattito: Termovalorizzatori

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. dibattito: Biogas

Sabato 16 ottobre 2021 - Riccardo De Lauretis, La Terra che scotta. dibattito: Modello produttivo

Sabato 18 settembre 2021 - Alessandra Reccia, La scuola in gioco

Sabato 18 settembre 2021 - Massimiliano Fiorucci, La scuola in gioco

Sabato 18 settembre 2021 - Maria Rosaria Pepino, La scuola in gioco

 

Sabato 18 settembre 2021 - Walter Lorenzoni, La scuola in gioco

 

Sabato 18 settembre 2021 - Donatello Santarone, La scuola in gioco

 

Sabato 18 settembre 2021 - Federico Mascia, La scuola in gioco

 

Sabato 18 settembre 2021 - Andrea Nuti, La scuola in gioco

 

Sabato 18 settembre 2021 - Massimiliano Fiorucci, La scuola in gioco. Conclusioni

 

Sabato 18 settembre 2021 - Alessandra Reccia, La scuola in gioco. Conclusioni

 

Sabato 11 settembre 2021 - Velio Abati, Fughe

 

Sabato 11 settembre 2021 - Walter Lorenzoni, Fughe

 

Sabato 11 settembre 2021 - Mario Marchionne, Fughe

 

Sabato 11 settembre 2021 - Carlotta Pais, Fughe

 

Sabato 11 settembre 2021 - Caterina Albana, Fughe

 

Sabato 11 settembre 2021 - Roberto Bongini, Fughe

 

Sabato 11 settembre 2021 - Adolfo Turbanti, Fughe

Tocchiamo ormai con mano lo strappo sanguinante tra la profonda appropriazione della natura, spinta dall’utile immediato e le trasformazioni enormi che ci travalicano, ci travolgono in ritmo crescente, tale che solo la paura o, come è stato osservato, solamente chi guadagna dal negarlo può convincere a non vederlo.
In questa mutata stagione tornano i Colloqui in presenza. La strada percorsa dalla nostra compagnia pìcciola è sufficiente a renderci chiaro che tale ritorno, fin tanto e come sarà possibile, non è l’affannoso e ripetuto “riprendere a correre”, al modo e più di prima. Per quanto aspro sia il ripensamento di sé, degli altri e del mondo, sappiamo che esso è l’unica risposta possibile ai travolgimenti della nuova età che il genere umano ha aperto.
Quella testa di Medusa vuole avvicinare la serie presente, con i suoi affondi apparentemente ellittici, da cui il titolo. Certamente non c’è bisogno di rammentare che l’uso della parola non si limita, in italiano, allo sprezzante ‘darsi alla fuga’, come indica, a tacer d’altro, la sontuosità di Bach, la fatica stupenda del corridore, il colpo di reni del naufragato.
La bellezza della terra, con la convivialità di un piatto semplice e di un bicchiere di vino, completerà come di consueto il piacere di ogni Colloquio.

 

 

Fughe

Velio Abati, Fughe, Manni, Lecce ottobre 2020

Venerdì 27 Novembre 2020

Letture e interventi

 Giulia Baneschi, Federica Cipriani, Martina Covitto, Alessandra Franchi, Beatrice Rosi, Lorenzo Scribani, Sara Starnai, Ilaria Verdi

 

Nei tempi funerei che la società umana ha finito per procurarsi, il giorno è diventato brevissimo, i nostri movimenti ancora più incerti. I Colloqui del Tonale, che hanno sempre tentato, con le loro minime forze, di guardare il volto del tempo, lo sperimentano ora nell’impossibilità materiale che li serra, né sanno quando saranno i tempi migliori.

Ma i Colloqui hanno nella loro origine la resilienza delle cose minime, le quali meglio conoscono l’esercizio della priorità, l’accettazione dell’essenziale. Da qui il presente esperimento dei Colloqui del Tonale on line.

L’occasione è l’uscita di un mio nuovo volume: Fughe, Manni, Lecce ottobre 2020. Ci è sembrato utile affidare la presentazione a un gruppo di giovani, miei ex allievi di anni diversi, che liberamente leggeranno, commenteranno, dialogheranno con l’autore e con chi sarà in linea su una piattaforma messa a disposizione dalla casa editrice. Non ci sfugge, anzi è voluto il significato anche simbolico, augurante dell’occasione.

Come in ogni manifestazione dei nostri gesti quotidiani, anche I Colloqui del Tonale on line subiscono una dolorosa menomazione: i rapporti umani che possono proseguire devono farlo al prezzo di smaterializzarsi. Né lo stupendo paesaggio, né la distesa convivialità del cibo offerto e ricevuto, né la conversazione pacata saranno questa volta possibili. Confidiamo però che non mancherà il piacere, sia pure a distanza, del ritrovarsi, la curiosità dell’ascolto, la passione intellettuale del confronto.

La guerra d'Argo

Sabato 5 e 12 settembre 2020 - Velio Abati, La guerra d'Argo

Attori Nicola Perone, Tommaso Pettinati, Arianna Regina, Lorenzo Scribani

Cantante Amanda Gentini

Musiche Francesco Salvador

Regia Lorenzo Scribani

 

 

Nel periodo dei fatti descritti, nessuna guerra d’Argo ci raccontano i libri di storia, sebbene ce ne siano tutti i segni, ben visibili gli effetti, per cui è sembrato possibile, anzi giusto ricostruirne in ipotesi la cronaca.

Poiché l’arte è tra le espressioni umane più intime al gesto che sollecita a una norma, a una trasformazione, mi è risultato naturale festeggiare il compimento del mestiere d’insegnante con una mia opera.

Se c’è un’attività massimamente collettiva, questa è l’insegnamento, come sa chiunque abbia avuto il privilegio di accompagnare nella loro formazione le donne e gli uomini di domani. Per questo la scelta non poteva che cadere sul teatro, stupefacente rito antichissimo, di cui la grandezza greca ha mostrato il valore di festa collettiva, confronto morale e civile della polis, godimento estetico.

Forse l’asprezza dei tempi rende tanto più necessario e vero, per quanto più austero e costretto, l’invito, questa volta speciale, ai Colloqui. L’eccezionalità delle condizioni impone sia di stringere inusualmente ad un solo evento, sia di duplicarlo in due repliche, la prima delle quali soprattutto rivolta al saluto delle mie ultime classi. Per le medesime ragioni, tutto si svolgerà nell’aperta campagna e la consueta convivialità ottempererà alle norme prescritte.

Con piacere e riconoscenza più che mai sentite, ringrazio i familiari senza la cui opera i Colloqui non avrebbero vita, e i giovani artisti che generosamente hanno messo a disposizione la loro creatività, il loro entusiasmo.

 

 

Periferie

Sabato 23 novembre 2019 - Monica Longobardi, Periferie romanze

Sabato 23 novembre 2019 - Maria Pia Betti, Introduzione a "Periferie romanze"

Sabato 19 ottobre 2019 - Ilaria Agostini, Megalopoli: uno strumento di dominio. Caratteri e alternative possibili

Sabato 5 ottobre 2019 - Rossano Pazzagli, Tra declino e rinascita: le aree interne come periferia

 

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Sabato 28 settembre 2019 - I Madrigalisti di Magliano in Toscana, I segreti della voce

 

Giuseppe Mainardi

Delizie di musica, di parole, di cibo e di umanità

Le periferie sono il tema dei Colloqui del Tonale di questo autunno. Velio e Maria Pia ritengono che la marginalità geografica possa e debba essere oggetto di attenzione perché accanto alla sua subalternità presenta sorprese umane e culturali. Per questo motivo è stato proposto un percorso che descriva il rapporto fra centro e periferia al fine di scoprirne le specificità. Il primo incontro ha avuto come ospite il coro dei Madrigalisti di Magliano in Toscana, capace di creare una dimensione di grande valore umano e culturale, a significare che anche un piccolo centro possa produrre una importante esperienza musicale.

La protagonista della serata è stata la voce, indagata dagli interventi del maestro Walter Marzilli come capacità espressiva formidabile di cui spesso il comune parlante non ha completa conoscenza. Il direttore e i componenti il coro hanno guidato l'ascolto per evidenziarne il rapporto fisico con i suoni, i rumori e con le capacità umane di percezione e produzione. In modo del tutto delicato, le argomentazioni di natura scientifica si sono fuse con esibizioni di musica del Cinquecento, i madrigali per l'appunto, presentando esempi notevoli di letteratura musicale del periodo. Le esecuzioni di brani tratti dal repertorio di Orazio Vecchi, Luca Marenzio, Pier Luigi da Palestrina hanno mostrato un rapporto fecondo con la letteratura poetica del trecento, come nel petrarchesco Zefiro torna e 'l bel tempo rimena, musicato appunto nel XVI secolo. L'ora di ascolto si è sviluppata mostrando gli effetti sonori legati alla dislocazione delle voci nello spazio, del rapporto fra il quartetto e il “tutti”, cioè il resto del coro. Sul piano storico tale esperienza spaziale ha dato luogo a formule musicali successive. Il concerto si è concluso con la Biritullera, tratta dal repertorio popolare lucchese, I te vurria vasà, canzone napoletana arrangiata da Ciro Caravana, e infine Maremma amara proposta nel bis richiesto dal pubblico.

La cena è stata come sempre una occasione di incontro di parole, di cibo e di umanità, corroborata dal coro che con il suo direttore ha fornito una ulteriore prova di grande espressione e convivialità. Del resto il maestro ha spesso stabilito una connessione diretta fra la tavola imbandita, le stoviglie e la musica, mostrando ai partecipanti immagini di forchette, cucchiai e coltelli recanti pentagramma e note da eseguire durante il banchetto, un vero e proprio spartito miniaturizzato ad uso dei commensali. Anche la configurazione di alcuni spartiti lascia intendere il rapporto sopra indicato: un unico foglio dotato di alcune parti per coro disposte secondo la posizione dei cantanti seduti a tavola.

Occorre ringraziare i Madrigalisti che hanno maturato nel corso degli anni competenze musicali enormi, oltre a una rara disponibilità a trasmettere saperi antichi in modo piacevole e soprattutto efficace.

30 settembre 2019

 

Una delle lacerazioni del nostro tempo è vivere il progresso incessante dei ricchi legami tra le donne e gli uomini della terra e, al contempo, fare esperienza quotidiana di come tale unificazione produca disuguaglianze, disparità materiali e spirituali sempre più dolorose. Tant’è che lo smarrimento genera qua e là la reazione meccanica e perdente, oltre che rozza e sadica, della proclamazione stentorea del sé, individuale o comunitario che sia. La divaricazione non è più solo quella, di lunghissimo periodo, tra città e campagna, ma le periferie si producono rizomaticamente fin nel cuore del mondo, cambiano forma. Generano desertificazioni di senso, di esistenze anche nei centri splendidi e più abitati. Nel mentre, sempre più inavvicinabili ed enigmatici diventano i luoghi veri di comando e di ricchezza.

I Colloqui presentano due riflessioni che mettono a fuoco questo tema, rispettivamente sulle zone rurali e sulle aree urbane, ma vogliono anche gettare uno sguardo sulle potenzialità delle periferie, offrendo due esempi di sicuro valore culturale prosperati sia nel nostro territorio che in quello francese.

Il resto, lo faranno la compagnia consueta dei Colloqui e la terra maestosa che ci ospita.

 

 

Contro il silenzio

Sabato 25 maggio 2019 - MARIO MARCHIONNE, L'affacciarsi lieve del giorno

Intervento di Tommaso Di Francesco

Sabato 11 maggio 2019 - LUISA GASTALDO, La linea del rattoppo

Intervento di Rodolfo Zucco

 

Il paradosso mostrato dal titolo della serie presente non è nell’intenzione, ma nella realtà stessa del vocio orribile che soffoca la nostra mente. La poesia, dalla sua ridicola insignificanza, ha, insieme con altri strumenti umani, la capacità di bucare la coltre di scorie, d’inganni che ci nascondono a noi stessi e di mostrare il silenzio reale che ci umilia, additarlo. Qualcuno, per le realtà umane del nuovo secolo, ha opportunamente parlato di “società anestetizzate”. I Colloqui del Tonale vivono nella convinzione che sia necessario aggredire quel silenzio.

La nostra compagnia picciola questa volta si raccoglie intorno a due voci poetiche, una femminile e una maschile. Sono diverse per il timbro, per l’esperienza umana, per la ‘matria’ oltre che per il genere da cui originano, ma posseggono in comune la passione per l’altro, la dedizione completa e disarmata, come avviene per ogni ricerca autentica, a una parola di verità, nel suo dolore e nella sua docile forza, proprio per questo capace di almeno alludere alla letizia di cui, sotto l’urlio che irridendo l’umano nasconde reali violenze di morte, non cessiamo di sentire la necessità. Con le due voci dialogano due acuti sguardi fraterni.

Il ragionare insieme, come di consueto, si protrarrà la sera, intorno a un piatto e a un bicchiere di vino, mentre intorno, discreti, i campi e la macchia celebrano la loro festa.

 

 

Sirene e Balenottere

Tra le piaghe che affliggono il nostro tempo, persiste, con picchi e immersioni carsiche, lo strazio di lunga durata dei morti per acqua o per arsura, delle sofferenze fisiche difficili a significar per verba, dell’esser gettati fuori dell’umano di chi fugge da guerre e violenze e fame, o di chi, semplicemente, spera per sé, per i propri figli una vita diversa, possibilmente migliore. Una ferita vergognosa sulle radici stesse della nostra coscienza, che i coltivatori dell’odio dai posti di comando curano di ravvivare.

I primi della nostra compagnia picciola ricordano che trattammo il tema già nel Colloquio n.3, con gl’incontri della Strada per Tebe. Questa volta approfittiamo dell’uscita del lavoro di un amico di antica data dei Colloqui, Tommaso Di Francesco, dell’illustratore Mauro Biani e della disponibilità di Kulu Aimé Losigo per tornarvi. Quest’ultimo, esempio fortunato d’immigrato inserito nel nostro tessuto civile e sociale, proporrà la testimonianza di sé e della propria terra. Il primo ci presenterà la sua opera, nuova nei due sensi del termine: sia perché appena uscita, sia perché il poeta si misura con il genere della fiaba, splendidamente illustrata dalla mano di Mauro Biani, che, presente, commenterà in diretta il Colloquio con i propri disegni.

Il resto, com’è consuetudine, lo faranno il cielo e i campi del Parco, il ragionare insieme intorno a un piatto e a un bicchiere di vino.

Di seguito, oltre a un’antologia degl’interventi, si presentano le vignette che Mauro Biani ha disegnato durante il Colloquio e proiettato a ‘commento’ della discussione.

Sabato 10 novembre 2018

 Losigo Aimé Kulu , Da una guerra dimenticata

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Sabato 10 novembre 2018

Tommaso Di Francesco, La balenottera Mar

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Sabato 10 novembre 2018

Mauro Biani, La balenottera Mar

 

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Sabato 10 novembre 2018

Mauro Biani, Io vignettista e insegnante

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Impugna il libro

Che cosa succede nella scuola, lavoro quotidiano di molti di noi? Che è oggi l’istituzione incaricata di formare le nuove generazioni, aprendole al mondo, a se stesse e al futuro? A queste domande che, per definizione, non possono mai avere una risposta ultima, ma divenute particolarmente allarmate per qualunque coscienza di insegnante, studente, genitore, cittadino dedichiamo l’attuale serie dei Colloqui. Siamo consapevoli della divaricazione tra la grandezza dei temi e le nostre piccole forze, ma anche questa volta ci vengono in soccorso uno studioso di valore e la passione civile, la competenza professionale di nostri colleghi. Inoltre, come sempre, godiamo della non piccola libertà di poterci confrontare fuori dai vincoli istituzionali.

“Impugna il libro” dice Bertolt Brecht “è come un’arma”. A questa Lode dell’imparare, ci piace dunque dedicare la nostra nona serie, che propone uno sguardo ‘dall’alto’ e uno ‘dal di dentro’

Nel primo appuntamento il prof. Massimo Baldacci ci presenterà una visione d’insieme su come l’istruzione è stata trasformata negli ultimi anni, per metterne in evidenza il senso, la direzione, le conseguenze. Nel secondo, alcuni colleghi di diversi ordini scolastici ci proporranno le emergenze, le riflessioni critiche, i disagi e le speranze, a partire dalla loro esperienza.

Ogni Colloquio, come di consueto, si arricchirà del piacere di stare insieme e del ragionare nella convivialità di un piatto e di un bicchiere di vino.

Sabato 27 ottobre2018

ore 17

Emanuela Maccherini, Daniela Machetti, Andrea Nuti, Maria Pia Betti

Esperienze didattiche dalla Scuola Primaria alla Secondaria

 

 

 

 

Sabato 13 ottobre 2018 

Massimo Baldacci, Le trasformazioni della scuola nell'epoca del capitalismo neoliberista

Questa notte

Questa volta, il Colloquio diventa festa. Gli ospiti vecchi e nuovi sono invitati a una pausa di riposata allegrezza: voluta e necessaria, sebbene precaria, opposizione alla limacciosità dei tempi storici e biologici. Il luogo, la stagione la rendono possibile.

Motore dell’incontro è l’uscita di un mio canzoniere, Questa notte, Manni editori. Chi scrive leggerà alcuni componimenti, mentre i giovani musicisti di un quartetto di corni contrappunteranno con un loro discorso la manifestazione.

 

 

Velio Abati, Questa notte

The Horn Project, Concerto

Giulia Baneschi

Questa notte

Per Velio

 

Ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione di Questa notte, raccolta di testi poetici del nostro professore di un tempo, Velio Abati. Personalmente ogni volta che ho la possibilità di essere presente ai suoi eventi è come se fosse la prima. Ma la cosa più bella è che in quella grande e ariosa stanza, si riesce a sentirci sempre a casa. Grazie alla partecipazione dei The Horn Project, gruppo di quattro giovani cornisti, nato nel 2016, tutti formatisi all’Istituto Superiore di Studi Musicali di Livorno, la lettura cadenzata ed emozionata si è alternata a all’ascolto di componimenti musicali. Questo il programma:
- Richard Wagner, Pilgerchor aus Tannhauser
- Johan Sebastian Bach, Sarabanda dalla Suite inglese N.2 – arr. Shaw
- Oskar Geier, Walzerpotpourri
- Lowell E. Shaw, Frippery N.5
- Engelbert Humperdinck ,Hansel und Gretel – Preludio arr. Thompson
- Lowell E. Shaw, Frippery N.9
I musicisti ci hanno spiegato che i testi sono stati scelti tra i "meno noti", escluso l'apprezzatissimo Bella ciao.

Come la storia ci insegna, musica e poesia sono andate sempre di pari passo, basti pensare ai più grandi lirici greci, quali Alceo e Saffo, che erano soliti scrivere i loro versi da eseguire accompagnati dalla lira, strumento a corde simile ad una piccola arpa, oppure dall'aulos, uno strumento a fiato, come nel nostro caso lo è stato il corno. Per quanto mi riguarda, è stato veramente interessante ascoltare le esecuzioni di questo strumento, dal momento che ho avuto poche volte la possibilità di farlo. Tra l'altro in questa occasione ho anche scoperto che il corno è uno strumento con un’ampia estensione di registro che, grazie al suo particolare timbro, lega molto bene con gli altri suoni e che contemporaneamente può emergere facilmente; insomma uno strumento a tutto tondo, che bene si associa alla lettura di una così vasta gamma di testi.

Ogni poesia ha la sua storia, ogni poesia reca un momento della vita di Velio, che in un modo o nell’altro ha segnato lui e chi gli sta intorno. Basti pensare ai componimenti scritti per l'inizio della scuola elementare di suo figlio Guido, o quello per la campagna elettore del ‘76. Ho scelto di citare questi ultimi non solo perché sono quelli che mi hanno colpito in particolar modo, ma anche perché rappresentano, se vogliamo, gli estremi della vita di ognuno di noi: la sfera privata e quella dell’impegno pubblico e sociale.

Proprio Campagna elettorale, a mio parere, dimostra quanto qualsiasi attività, specialmente quella letteraria, sia legata al tempo in cui si vive e si è vissuti: gli anni Settanta sono stati gli anni delle contestazioni studentesche, dei movimenti operai, dei movimenti femministi; tutti erano ben consapevoli di che cosa non avrebbero mai voluto che si ripetesse, dopo tanto strazio avvenuto nei decenni precedenti. Circa trent’anni dopo la conquista del suffragio universale, nel 1975, anche l’elettorato giovanile neodiciottenne ebbe la possibilità di esprimere la propria opinione, favorito oltre che da una scolarizzazione di massa, dall’attiva formazione di una propria cultura politica. Fu proprio la scuola a garantire un’educazione che ebbe come risultato, su una vasta platea di ragazzi e ragazze, la nascita di un pensiero critico per la lettura della realtà. Dal quel momento in poi, anche i più giovani ebbero la possibilità di scegliere individualmente, liberamente e consapevolmente un altro futuro che, purtroppo, risultò sconfitto, perché fu un’epoca di continua instabilità e non di “[...] piacere di decidere insieme / di vedere negli occhi dell’altro/ lo specchio della nostra speranza / l’entusiasmo del nostro lavoro” (Campagna elettorale, pag.10).

Di tutt’altra natura sono i componimenti dedicati al figlio, che rispecchiano in modo spontaneo e naturale l’atteggiamento, in questo caso paterno, proprio di qualsiasi genitore, profuso di aspettative, ma se vogliamo anche velato di preoccupazioni, le quali, se nell’immediato si traspongono nell'inizio della scuola elementare, diverranno poi di altro segno, ma mai limitanti nei confronti di chi deve acquisire coraggio e conquistarsi l’autonomia.

Al termine della lettura abbiamo avuto un momento dedicato alle riflessioni e alle sollecitazioni sorte dall’ascolto. Tra le varie risposte a domande personali il professore ha ammesso di aver scritto la maggior parte dei testi durante o con l'appropinquarsi della notte (da notare il titolo del Canzoniere). Dice di aver scritto di getto spinto da una sorta di energia e poi di aver in seguito riveduto. Il labor limae seguito all’iniziale illuminazione non deve essere però fuorviante rispetto all’intento poetico: l’utilizzo di determinati metri e di alcuni termini, per così dire, poco noti, non vogliono essere elementi di allontanamento tra lettore e autore, bensì di mediazione, affinché torni ad essere quotidiano e conosciuto da tutti ciò che molti “poeti vate” hanno voluto utilizzare per la creazione di una sorta di abisso tra "cultura dominante e cultura subalterna". Oltre a questo intento di mediazione, Velio ci ha spiegato che non solo spera di lasciare a tutti qualcosa tramite ciò che scrive, ma che la sua poesia è frutto dell’impossibilità di agire: dove concretamente non riesce ad arrivare, tenta di raggiungerlo tramite la scrittura, la quale diventa in momenti delicati e critici il miglior modo per esprimere i propri drammi e gioie interiori. A conclusione dell’incontro è emersa la più grande paura di Velio. Il timore di veder recidere rapporti nei quali crede molto, di perdere i contatti con le persone. Devo dire che oggi, data la velocizzazione e la generalizzazione di tutto ciò che ci circonda, questo è un timore che pervade la gran parte di noi, di ogni fascia di età, me compresa. Ma credo, professore, che dato il calore e l’affetto che trasmette ad ogni persona, non dovrebbe averne.

Concludendo questa mia breve testimonianza, voglio ringraziare Velio per avermi dato la possibilità di scriverla e spero che, a chi avrà voglia di soffermarvisi, risulti di piacevole lettura.

Un grande abbraccio. Con affetto

giugno 2018

 

L'allarme del presente

PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI FRANCO FORTINI

Questa volta i Colloqui, per noi che invitiamo e per il luogo che ci accoglie, si radicano in una faglia folta. Il centenario di Franco Fortini catalizza sulle solitudini, sugli smarrimenti del presente gli slanci, i furori di un altro tempo che anche in chi li ha vissuti possono apparire dispersi in qualche luogo della nostra memoria culturale, come la Rivoluzione francese, quella bolscevica o le guerre puniche. Siamo invece convinti che nelle tappe del percorso si troveranno alture e mappe capaci di nuovo sguardo sulla nostra condizione, permettendoci un “buon uso delle rovine”.  Per noi, poi, altri sedimenti più privati s’infittiscono in ciò che siamo. È l’insegnante, il poeta che reca in suo xenion la filastrocca per la piccola Silvia, il maestro che la premura spinge alla lettera e al telefono. È il volto forte di Ruth che con sorriso fidente ascolta le canzoni maremmane dei genitori, è la donna che la sofferenza non piega nell’ultima consegna di oggetti, di memorie e che d’un tratto chiede alla giovane ospite l’aiuto di una iniezione, rassicurandone la mano inesperta. La stessa sala dei Colloqui riecheggia il fascino e la foga della lunga discussione con Fortini, fino a che ci vinse l’annuncio dell’alba. Le stanze ne custodiscono ricordi. Della vastissima opera fortiniana, vogliamo offrire qualche esempio della suo essere, in senso pieno, intellettuale. Condizione quanto mai inattuale, proprio per questo abbiamo ritenuto tale scelta tanto più necessaria e produttiva. Il primo Colloquio è un incontro plurimo con l’uomo Fortini, quasi di festeggiamento, attraverso le parole di chi gli è stato allievo, l’esecuzione di alcune sue canzoni, le immagini da sue letture, della casa milanese in via Ticino, della villa razionalista di Montemarcello, di alcuni suoi amici critici e poeti. È questo il Colloquio di maggio, mese di vigilia conclusiva dell’anno scolastico, a ulteriore ideale omaggio all’insegnante e in segno d’augurio ai nostri studenti di oggi. Seguiranno incontri tematici, tre esempi di militanza del “santo atleta”, in assiduo allarme del presente: la sua critica di figlio d’ebreo all’imperialismo israeliano, la lunga fedeltà al comunista Bertolt Brecht, il pubblicista.  Com’è consuetudine, i Colloqui vivono negl’incontri e nei ragionamenti distesi che si protraggono la sera, nella condivisione di un piatto preparato da noi e di un bicchiere di vino.

Sabato 11 novembre 2017

Luisa Morgantini, La Palestina ferita

Donatello Santarone, I cani del Sinai

Sabato 7 ottobre 2017

Lucio Niccolai e Mariangela Serra

Canzoni di Franco Fortini e della tradizione popolare

Sabato 21 ottobre 2017

Alessandro Rossi, Letture di Bertolt Brecht

Donatello Santarone, "Una piccola porta": Brecht e Fortini

Sabato 7  ottobre 1917

Velio Abati,  Sulla militanza intellettuale di Fortini

Sabato 13 maggio 2017

Gruppo musicale ​I Badilanti, ​Recital di canzoni con testo di Fortini

 

 

Daniela Ciacci, David La Mantia, Maria Assunta Princi: Fortini docente universitario. Testimonianze

Il testo è uscito sul Manifesto dell'11 novembre 2017https://ilmanifesto.it/fortini-e-lallarme-del-presente/

L'allarme del presente

“Avevo accettato l’assurda idea che ebraismo, antifascismo, resistenza, socialismo fossero realtà contigue” scrive Fortini subito dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, attraverso la quale Israele ha occupato la Cisgiordania con Gerusalemme est, le alture del Golan e il Sinai. “Come ci si può ingannare! Era accaduto che l’ebraismo fosse inseparabile da una persecuzione immensa… Era parso riassumere qualsiasi altra persecuzione, qualsiasi altro strazio… I difensori del pensiero democratico-razionalista avevano veduto negli ebrei un universale, incarnazione di quanto l’uomo potesse avere di più caro, la tolleranza, la non violenza, l’amore della tradizione, la razionalità. Questo errore non era innocente”. L’alta meditazione dei Cani del Sinai, con cui il figlio di ebrei Fortini fa i conti con l’incrocio incandescente di storia personale ed eventi collettivi, conserva intatto il suo giusto scandalo. Ne parlano, sabato 11, Luisa Morgantini e lo studioso fortiniano Donatello Santarone, nel quarto e ultimo dei Colloqui del Tonale – podere nel Parco Regionale della Maremma - dedicati al centenario della nascita dell’intellettuale italiano: La Palestina ferita. Nell’occasione saranno proiettati brani del film di Straub-Huillet, Fortini/Cani e il cortometraggio palestinese La vera verità sulla Cisgiordania.

Luisa Morgantini, parlamentare europea della sinistra per due legislature, dove ha ricoperto la carica di vicepresidente del Parlamento con l'incarico alle Politiche europee per l'Africa e per i Diritti umani, non è solo profonda conoscitrice della questione palestinese, ma donna di alto impegno militante per la pace e di lotta non violenta contro l’occupazione. Ne sono testimoni i molti, di ogni età e provenienza, che negli anni, grazie ai viaggi organizzati dall’associazione Assopace Palestina, di cui essa è fondatrice e anima, hanno potuto recarsi in visita nei territori occupati, facendo esperienza diretta delle mille ferite, dei mille gesti quotidiani di vitalità indomita di un popolo che ogni giorno è costretto a riaffermare la propria esistenza.

Che nel centenario della Dichiarazione di Balfour, con cui il ministro degli esteri britannico autorizzò la presenza di un focolare ebraico in Palestina, le dense pagine dei Cani del Sinai, vero poème en prose, tornino quanto mai attuali, lo testimonia lo stesso titolo che Morgantini ha voluto dare al suo intervento: 1967-2017 cinquant’anni di occupazione militare e colonizzazione della terra. È tempo di giustizia in Palestina. C’è inoltre un altro modo, indiretto, con cui il libretto fortinano fa valere la sua attualità. Oggi che i trent’anni di neoliberismo sembrano aver conseguito la distopia di una società d’individui soli, per i quali pare divenuta realtà quello che Fortini cinquant’anni fa avvertiva come minaccia (“non esiste nessuna prospettiva, non c’è nessuna scala di precedenze… devi preparati a dimenticare tutto e presto. Devi disporti a non essere e a non volere nulla”) il procedere dei Cani, insieme sofferto e intransigente, per sortite e ritirate, per scoperte e piaghe, dal sé al mondo, dall’oggi al passato, dall’oggi al futuro possibile, rappresenta un modello, una ginnastica della ragione e del sentimento in cui ogni lettore non ipocrita può scoprirsi partecipe.

La Palestina ferita costituisce insomma la conclusione più esplicita dell’avvicinamento a Franco Fortini proposto dai Colloqui del Tonale, intitolato a quella disposizione – della ragione come dell’animo e del carattere - che l’intellettuale ha più volte testimoniato di sé: l’allarme del presente. Nell’ambito del centenario di chi, con ironia, si diceva avere gli anni della Rivoluzione d’ottobre, i Colloqui, nel solco della loro consuetudine di attenzione ai luoghi e all’ascolto disteso, hanno privilegiato uno sguardo che soprattutto sollecitasse la possibile reattività della ricerca e della pratica fortiniana alle urgenze del nostro tempo. Dunque in un luogo, il parco naturale dell’Uccellina, e in una famiglia, quella del podere Tonale, frequentati dai coniugi Fortini e da ultimo dalla sola vedova Ruth Leiser, i precedenti incontri erano stati dedicati alla testimonianza di alcuni allievi universitari per parlare del maestro e dell’uomo, alla figura intellettuale e infine al traduttore di Brecht. 

14 novembre 2017

 

 

Plaser

In vista del Colloquio, Alberto Cioni m'invia queste sue Recensioni relative a una appena avvenuta presentazione romana di Reificar. Volentieri le pubblico nel link indicato di seguito v.a.30 aprile 2017 http://velioabati.altervista.org/alberto-cioni-recensioni-.html

 

Esiste nella letteratura provenzale un genere illustre, con riflessi memorabili in Dante o in Cecco. Il plasèr è prima di tutto il sentimento che anima il nostro incontro, omaggio a un poeta appartato, quanto fertile e fedele alla sua ispirazione i cui esordi risalgono al 1968. Quanto ci unisce a Tommaso non è solo una lunga vicinanza di militanze civili e politiche, le frequentazioni di amicizie, ma anche un comune lavoro poetico in una rivistina che prendeva nome proprio dalla via della sua abitazione di allora, “Oceano Atlantico”.

Plasèr è poi il fatto di presentare il volume fresco di stampa di una raccolta che per la prima volta, ancora inedita, abbiamo sentito leggere a mezza voce, quasi tentennante lettura a se stesso, dall’autore, proprio al Tonale. Prima lettura pubblica che si ripete, in cortese affetto al convivio dei Colloqui.

Infine “plaser” pare appropriatamente antifrastico della stessa Reificar. La lingua aspra, a tratti “petrosa”, pur nel ricorso a un registro quotidiano sebbene a volte s’impenni in neologismi, proprio perché si sofferma sulle torsioni ordinarie del giorno, richiama, in controluce, il respiro indicibile di un godimento necessario come la vita.

Tommaso, voce pubblica per ruolo e per professione, incontra i demoni della poesia negli anfratti della sua giornata, assumendo le forme della riflessione privata, dove fermentano contemporaneamente la spinta a un orizzonte di senso e una ferma energia morale. Il nostro autore, appoggiandosi al dono della forma, che riconduce, quando esiste, lo scarto, il fortuito, l’inerte a un senso che tutto tiene, tenta di medicare lo strazio delle schegge che lo lacerano da eventi e situazioni della quotidianità personale o della cronaca comune. Il senso così perseguito è però più una necessità, una scommessa, una nostalgia starei per dire, che una conquista davvero posseduta. Di qui il ricorso diffuso all’analogia, i neologismi, il rifiuto di testi lunghi, la sostituzione della paratassi all’ipotassi, il procedere per accumulo di apposizioni, l’oscurarsi del significato ad opera di slogature sintattiche, inversioni. La misura breve (Tommaso coltiva costantemente un parallelo amore per l’epigramma), la cadenza forte, l’ispessimento sonoro concorrono a dare alla sua poesia la severità del grido, la solennità umile della preghiera.

30 aprile 2017

​Sabato 20 maggio 2017

Finis Terrae

C’è una vocazione ovvia, nei Colloqui del Tonale, data dalla stessa salvaguardia naturale in cui essi vivono. Ma non si tratta di costruire muri, d’illudersi che oggi – se mai sono esistite – fruttifichino isole. Di fronte a una condizione e a una pedagogia quotidiana che ci portano a vivere e a pensare l’attimo presente come unico vero, è indispensabile, per la salute del corpo e della mente, portare lo sguardo sulla finis Terrae. Compiuti i primi passi in questa latitudine, ci si accorgerà che non si è in vesti quaresimali, ma, all’opposto, si faranno via via più chiari i capovolgimenti da cui germogliano i non sensi, le nausee, il non umano sotto cui soffoca il tessuto delle nostre giornate. Si tratta insomma di riguadagnare una postazione obliqua che apre di nuovo alla speranza.

I Colloqui, nel loro piccolo, partecipano della convinzione – temeraria, per quanto irrinunciabile – che non si dà conoscenza se non del tutto e che quindi scienze e competenze debbano essere condotte a confrontarsi e a scontrarsi. In questo quinto ciclo, essendo il tema la finitezza del pianeta, saranno ospiti un urbanista, il prof. Enzo Scandurra, uno studioso del consumo del suolo, l’ing. Michele Munafò, la presidente del Parco Naturale della Maremma, dott.ssa Lucia Venturi.

Com’è consuetudine, ogni volta l’ospite si confronterà in un tempo e in uno spazio dei quali una bibita, un bicchiere di vino e un piatto preparato da noi saranno elementi non ornamentali del colloquio con studenti, insegnanti, amici variamente interessati.

 

​Sabato 5 novembre 2016. Lucia Venturi, Un'esperienza di salvaguardia. Il Parco Regionale della Maremma

​Sabato 15 ottobre 2016. Michele Munafò, Il suolo

Sabato 1 ottobre 2016. Enzo Scandurra,​ La città

Viatico

​Sabato 14 maggio 2016

Federica Benetello

Francesca Capolongo

Martina Covitto

Dalia Mari

​                                                         Dopo l'Esame di Stato

​                                                 Ex allieve incontrano studenti del quinto anno

Il dialogo è qualità intima dell’uomo, tanto che persino le pratiche più strenue di ricerca della profondità interiore, dunque immediatamente solitarie, perseguono l’incontro, magari più alto. E insegnare – ma, sia detto contro l’inganno, ogni rapporto umano è insegnamento – che cos’è se non consegnare e con-segnarsi?

Questo Colloquio speciale è interamente affidato ai convenuti, perché i giovani parlino ai più giovani. Scambio di esperienze e attese, intorno al grumo di speranze e di paure che è il bivio dopo gli anni liceali.

All’ospite, il godimento della festa e della consegna, sperata utile, del viatico.

 

La strada per Tebe

Oggi più che mai sperimentiamo come i tempi maggiori del ciclo naturale precipitano sul tempo umano. La vita della persona e quella dei popoli vengono colte da sommovimenti impensati, indomabili. Eppure gli enigmi che s’incidono sui corpi alla deriva e nelle piaghe della terra ancora una volta solo dall’uomo attendono la risposta, la quale, più che in ogni altra epoca, deve render conto del comune destino umano.

Questo, guardandoci intorno, abbiamo pensato che dovesse essere il tema dei presenti Colloqui, animati dallo stesso spirito delle due precedenti serie - pensiero e relazione - convinti che questi siano un pane odierno troppo scarso. La novità riguarda invece la pluralità dei versanti interessati: saranno ospitati, nell’ordine, uno storico, un poeta, una compagnia teatrale con il suo spettacolo.

Il filo conduttore della gratuità, del dono, distantissimo dall’individualismo proprietario dominante, rimane la catena e le ali che hanno reso possibile la venuta degli ospiti, la presenza di un numero scelto di amici e di giovani. Questa volta, la bellezza del paesaggio sarà esplicitamente convocata dalle proposte e dai confronti ragionati, confortati come di consueto da un bicchiere di vino, da una bibita e da qualche piatto preparato da noi.

Beatrice Rosi

Teatro al Tonale

Uno spettacolo teatrale è stato l'epicentro dell'ultimo incontro. Il 21 Novembre Velio Abati e sua moglie hanno offerto cibo e bevande agli ospiti, come di consueto, ma questa volta fuori dalla famosa casetta, permettendoci di osservare le stelle e di godere il paesaggio circostante. "Meraviglioso!", esclamavano molti. Altri erano intenti a

Sabato 21 novembre 2015

​COMPAGNIA TEATRO STUDIO

                   Migrazioni

​Attori​ Daniela Marretti, Luca Perini, Enrica Pistolesi, Cosimo Postiglione

Clarinetto e voce ​Francesco Melani

gustare le prelibatezze della cucina, mentre gli attori terminavano di preparare la scena e facevano le ultime prove.

Quando sono entrata era tutto buio, le sedie erano disposte in modo da formare una barca e alle nostre spalle due persone, coperte da un telo nero, sussurravano frasi diverse. Daniela Marretti ed Enrica Pistolesi (le due donne coperte) erano riuscite a far sembrare la stanza molto più affollata di quello che era, suscitando smarrimento e paura. Subito dopo hanno iniziato Luca Perini e Cosimo Postiglione, dimostrando la loro bravura anche senza un palcoscenico. Noi spettatori eravamo tutto tranne che passivi, il coinvolgimento del pubblico ha reso l’azione molto più reale di quanto le singole battute potessero fare. Il tocco finale è stato dato da Francesco Melani, seminascosto in un angolo, ma la sua presenza si è più che notata: è stato narratore e subito dopo intenso musicista, con il clarinetto e altri strumenti. Gli ospiti erano rapiti dalle onde del mare ideale che circondava la nave. A tratti ho visto qualche lacrima scendere dai volti, in altri occhi ho visto la rabbia, lo stupore....

Migrazioni della Compagnia Teatro Studio narrava le condizioni, principalmente femminili, con le navi verso terre straniere, in vicende che attraversano l’intera civiltà occidentale: dal rapimento di Elena agli scafisti dei nostri giorni. Alla fine, mano a mano che l’emozione si stemperava, non potevano non levarsi le domande, affollarsi le osservazioni. Velio, dopo essersi complimentato dello spettacolo e della perfetta fusione di musica, dialogo e narrazione, ha posto una domanda sulla scelta dei testi e delle canzoni, che ha avuto risposte per me sorprendenti. Daniela ha risposto di trarre ispirazione da alcune opere letterarie per i dialoghi, aggiungendo qualche modifica dove necessario, mentre i testi musicali sono selezionati personalmente da Francesco Melani. Il musicista, dopo un sorriso, ha raccontato della sua esperienza con il testo musicale di Migrazioni. Ha messo in evidenza come la maggior parte dei brani segua il ritmo della ninna nanna. Una in particolare era un suo ricordo infantile, quando spesso gliela cantava sua madre. Da lì Francesco trova l’energia dell’emozione che riesce a trasmettere; mette l'anima nei suoni, alimentando l’empatia dell’azione teatrale.

Così si è conclusa la terza stagione dei Colloqui del Tonale, confermando che essi sono un luogo e un tempo di "scambio" fuori mercato: cedere un po' di tempo per ricevere conoscenza, meraviglia, stupore, divertimento, compagnia.

Beatrice Rosi

Le ferite della realtà

 

Il secondo incontro ha avuto come protagonista Mario Marchionne, accompagnato da un suo ex allievo, Massimiliano Bardotti. La realtà affrontata da Mario Marchionne riguarda l'umanità di tutti i secoli, ma adesso più che presente: la migrazione, l’attraversamento dei confini. Massimiliano Bardotti ha letto diverse poesie del suo

Sabato 7 novembre 2015

​ore 17

MARIO MARCHIONNE

​Verso l'incontro

Lettura a due voci con ​Massimiliano Bardotti

professore, presenti nella raccolta L'argine. Quel pomeriggio piovoso nessuno è rimasto deluso, solamente un cane ha avuto da replicare su diversi argomenti, forse perché geloso dell’attenzione. Eppure, sotterraneo, c’era un accordo: parole e brevi gorgoglii hanno dato vita a un ritmo speciale. Nota sonora di una sintonia segreta nella stanza riscaldata dal camino; persone con storie ed età diverse recavano fidenti allo sguardo dell’altro i loro crucci, le loro speranze.

La poesia è un' arte che Mario Marchionne usa per parlarci del mondo e dei suoi gravi problemi, avvicinandoli e portandoli alla luce con dolcezza. Dopo la delicata e precisa lettura di Massimiliano, diverse persone sono intervenute non solo per porgere domande allo scrittore, ma anche per esprimere la propria riflessione. Molteplici sono stati gli argomenti; siamo passati da avvenimenti storici e filosofici a tematiche scientifiche e antropologiche, arrivando a toccare anche discorsi psicologici (la seconda guerra mondiale, l'esclusione degli immigrati, gli eventi scatenati dall'ISIS...).

Successivamente abbiamo avuto la possibilità di conoscere le esperienze di Massimiliano con il suo professore, che gli ha suscitato il desiderio della poesia. Infatti anche l'allievo ha scritto una raccolta letta nel Colloquio. Noi ragazzi abbiamo fatto l’esperienza di come la poesia non sia, come può apparire, distante dalla nostra vita. L'anno scorso la lirica di Velio Abati ci ha condotti nella poetica della vita quotidiana; Tommaso Di Francesco ci ha letto le meditazioni del suo sguardo obliquo sugli avvenimenti della storia contemporanea; da ultimo abbiamo ascoltato L'argine di Mario Marchionne. Tre voci poetiche differenti, ma tutte impegnate con le ferite della realtà storica umana, con occhio discreto e rigorosa eleganza. La stessa con cui Mario chiude la sua raccolta: "Ricucire il tessuto del giorno/ è questa la culla da ospitare/ nel sonno".

Una tortora infreddolita

***

Anche quest'anno abbiamo avuto la fortuna di passare dei pomeriggi autunnali meravigliosi sotto tutti i punti di vista. Velio Abati ha organizzato per il terzo anno consecutivo i Colloqui del Tonale, esplorando diversi lati della

Venerdì 23 ottobre 2015

​ore 17

PIERO BEVILACQUA

​La Terra tra estremismo sviluppista e moderazione ecologica

 

 

cultura (la storia, la poesia e il teatro). Durante gli incontri, insegnanti, intellettuali, poeti, alunni, amici e parenti hanno ascoltato ed esposto le proprie idee senza limiti o distinzioni, cullati da quella casetta, ormai divenuta "famosa". Infatti abbiamo ritrovato molti particolari tipici, presenti ogni anno, come le specialità culinarie della moglie di Velio, il sorriso invitante del professore, le fotografie scattate dal figlio Guido, le numerose stelle a fine serata e forse anche quella tortora curiosa un po’ infreddolita, descritta da Tommaso Di Francesco l'anno precedente. In questi incontri, noi studenti conosciamo e approfondiamo argomenti nuovi, quest'anno l'ecologia e l'immigrazione.

Il 23 ottobre Piero Bevilacqua si è soffermato sulla situazione del pianeta Terra dal punto di vista ambientale, con riferimenti storici e personali. Lo studioso ha iniziato facendo una distinzione tra “ambiente” e “natura”, successivamente ha parlato dell'Expo di Milano, dei cambiamenti storici sul rapporto uomo-natura e dei problemi legati all'economia, spiegando come contrastarli. “Un volere infinito in un mondo finito può volerlo solo un pazzo o un economista”. Questa frase ci ha molto impressionato, perché l'uomo sta sfruttando tantissime risorse per soddisfare i propri bisogni, ma esse un giorno finiranno e l' economia non potrà più rovinare nessun paesaggio. Piero Bevilacqua ha mostrato per esempio come le piantagioni di palma per olio, realizzate – si dice - per salvare l'Amazzonia in realtà prevedono l'abbattimento di alberi millenari naturali, alterando l'ecosistema. "Sono contento di parlare a ragazzi e ragazze perché il mondo sarà vostro e voi dovete difendere con consapevolezza, coraggio e impegno il mondo in cui vivrete e alleverete i vostri figli. Dovete conquistarvi una consapevolezza". In questo modo lo storico ci ha il reso ancora più chiaro il concetto di salvare ciò che è rimasto della Terra perché, in caso contrario, non esisterà un futuro.

Il professore, nella sua breve introduzione sui Colloqui del Tonale, aveva affermato che nel nostro paese si legge poco malgrado la diffusione dei media, di qui la necessità di sollecitare con ogni mezzo la conoscenza autentica, d’altra parte – dice - gli incontri tra le persone, come questi, lo rendono un po' più ricco.

Alla fine si è aperto un dibattito sugli OGM, in cui tutti hanno espresso le proprie opinioni attraverso uno scambio di idee. È stato possibile capire la posizione di Piero su tale argomento. Sostiene che non contrasterebbe gli OGM se portasse un miglioramento alle piante attraverso giuste tecniche genetiche: “Bisogna vedere in che modo questo avviene, se sono inseriti segmenti del DNA provenienti dal mondo animale, come avviene per il mais ecc. oppure no”. Abbiamo scoperto che se possedesse una macchina del tempo, fermerebbe la costruzione della bomba atomica perché è da quel momento in poi che gli uomini sono diventati capaci di distruggere in maniera catastrofica la vita sulla terra.

Da ultimo siamo riuscite a spillare qualche particolarità della sua vita quotidiana, sollecitate nelle domande dal suo discorso: “Io mi sposto normalmente in autobus, faccio uso di frutta e verdura che io stesso coltivo, insieme a mia moglie, in un paese dell'Umbria (Baschi) andandoci quasi tutti i fine settimana. Compro qualche prodotto biologico, ma anche nei mercatini rionali a Roma. I miei rifiuti da imballaggio, per il cibo, sono perciò quasi zero". Quindi, alla fine, grazie alle iniziative di Velio, abbiamo conosciuto una persona più che speciale, che ci ha permesso di aprire gli occhi e di essere, come ha affermato, più consapevoli della realtà: modificata, alterata e assoggettata dall'uomo e dai suoi interessi economici.

Beatrice Rosi, Sara Bai, Arianna Balotti, Chiara Benigni, Francesca Funghi, Matilde Morano, Margherita Santi, Martina Spina

Riverà Primavera

Condividiamo con uno scelto numero di amici e di giovani la bellezza del luogo dentro il Parco naturale della Maremma, la passione per la conoscenza, il bisogno dell’esperienza culturale, il piacere della convivialità. Due elementi abbiamo cercato: il pensiero e la relazione. “Pensiero”, nel senso di conoscenza altra dal rumore mediatico, che mantenga il gusto, il coraggio del principio di realtà e che cerchi di misurarsi con i tempi medi, se non lunghi. “Relazione”, nel senso di conoscenza diretta, confronti ragionati, pacatezza dei tempi, piacevolezza dei luoghi, gratuità dello scambio, per sperimentare che la parola interesse può avere altre realtà che l’utile economico o la strumentalità.

Ogni Colloquio si svolge nell’ampia sala del paterno podere Tonale e si conclude con un piatto preparato da noi, una bibita, un bicchiere di vino per dar modo di seguitare senza fretta le domande, le risposte, il pensiero.

Questa seconda volta il titolo, frutto della stagione, è preso in prestito dalla canzone eponima di Velso Abati, alla cui straordinaria vitalità i Colloqui molto devono e sono dedicati.

    (Un piccolo gruppo di giovani partecipanti ha accettato di testimoniare il suo sguardo, la sua curiosità...)

    Riky Blad

    ESPERIENZE LETTERARIE

    Il primo Colloquio ha unito al Tonale varie generazioni, permettendo un emozionante scambio di idee. Velio Abati ha recitato una scelta delle sue poesie con un'attenta e precisa lettura, duettando con Daniela Marretti, un'attrice,

     

    sabato 14 marzo 2015

    VELIO ABATI

    Questa notte. Frammenti per un canzoniere

    Lettura a due voci con l'attrice

    DANIELA MARRETTI

     

    animatrice e lettrice che ha già cooperato con l’autore e proprietario del podere. Nonostante la sua ricca carriera, Daniela ha affermato nel momento introduttivo che leggere in contesti come il Tonale risulta "difficile", per il suo pubblico scelto e colto. Tuttavia, continua, la fatica è maggiormente ripagata. "Mi piace piegare la mia voce a mille suoni e colori e il mio cuore e la mia mente a tante diverse emozioni ed energie". Questo è il motivo per cui ha accettato di collaborare con Velio Abati. Dice infatti che la sua scrittura è colta, volontariamente concreta, di un lirismo denso: è la "vibrante asciuttezza" a rendere le poesie di facile interpretazione ma di non proprio semplice comprensione. E' bello sentir dire queste parole curate e passionali perché significa che Daniela vede queste occasioni come un’occasione di miglioramento, formativa. Si mostra, quindi, che Velio Abati ha dato vita a qualcosa che non è solo una "chiacchierata" intorno all'ardente camino del Tonale. Inoltre una caratteristica importante dei Colloqui è la loro completa gratuità, sia per gli ospiti, sia per i partecipanti. Anche se questo, va detto, non ha alcuna intenzione di sostenere in generale la gratuità del lavoro dell’artista. A conclusione del Colloquio, Daniela rimane entusiasta di come questi incontri nutrano lo scambio culturale e intellettuale e invita a salvaguardarli e riproporli. 

    La complicità del giorno dopo è il titolo che darebbe a questo pezzo l'ospite del secondo Colloquio, Tommaso Di Francesco. Sì, abbiamo avuto l'onore di conoscere il condirettore del "Manifesto" nelle vesti di ottimo poeta. Ci ha fatto il regalo inaspettato di leggerci le poesie del suo libro ancora inedito, dopo un'interessante introduzione di Velio Abati. Abbiamo scoperto che il nostro professore ha un forte legame con l'ospite, grazie anche alla comune  

    sabato 28 marzo 2015

    TOMMASO DI FRANCESCO

    Attraverso il verso...

    Lettura di poesia edite e inedite

    collaborazione alla redazione della rivista di poesia "Oceano Atlantico". Sottolinea la capacita di Tommaso di mostrare, attraverso la poesia, il mondo dove viviamo quotidianamente.

    Pensiamo che queste ultime parole riassumano benissimo la poetica dell'ospite, in quanto abbiamo notato come nel breve volgere di ogni sua poesia traspaia in tralice l'esperienza di giornalista militante. Quando Di Francesco prende la parola, nella premessa che precede la lettura, si sofferma su tema attuale. In una discussione, qualcuno gli ha obbiettato: “Un importante politico, dirigente della Resistenza e uomo di stato come Pietro Ingrao, non rischia ad essere ricordato come poeta?”. La convinzione dominante afferma che il poeta è una condizione minore; la poesia è considerata solo come fatto antico o materia di studio, perché non dà potere, non crea celebrità e non procura ricchezze materiali. In effetti, la poesia non si occupa di questo, bensì di migliorare la ricchezza interiore, perché affina le parole per la conoscenza del mondo e dell’uomo. Ascoltandolo, ci si accorge che Tommaso parla della poesia sia in termini classici e petrarcheschi (il più alto mezzo della memoria) sia con parole foscoliane (un viaggio per riaccompagnare i vivi e i defunti). A una domanda sulla difficoltà generalmente riscontrata dagli studenti nello studio della poesia a scuola, risponde che essa "è il solo modo che conosco per trovare domande e risposte a me stesso cercando una misura, un equilibrio altrimenti impossibile. È lo scavo profondo con impensabili parole materiali di risulta e magazzini. Ma non va disprezzata a scuola, solo va reinventato il rapporto personale con gli autori, cominciando ad immaginarli tutti contemporanei a chi legge e studia". Quest' ultima subordinata ci fa quasi sorridere; immaginiamo Giacomo Leopardi ai nostri tempi. L’opinione pubblica lo avrebbe considerato magari un uomo ricco di conoscenze, ma un po’ pazzo. L’autore ha parlato poi di una piega intima e dolorosa del suo mondo interiore: la figura materna. Infatti sia Ancilla, ancilla, nella prima raccolta Cliniche con introduzione di Franco Fortini (Roma, Crocetti, 1987), sia in un poemetto di Disparte (Roma, Empiria, 2003), intitolato Il corpo che un corpo dà, dedicato proprio alla sua morte, è particolarmente presente la madre. Tommaso sa che sua madre vorrebbe che il proprio figlio si concedesse una tregua, vista come un cambiamento necessario. Infatti Di Francesco è sempre indaffarato anche nel proprio tempo libero dedicato alla poesia. Esplora “le pieghe nascoste del quotidiano, dando valore a quello che è nascosto e apparentemente inesprimibile e senza voce, o meglio avvolto dal silenzio. Consapevole della misura del verso. Perché lì, sullo spazio bianco e nella forma dell’andare a capo si realizza l’opera di scoperta e scrittura. Guardando sempre il centro che non è visibile, fuori luogo, in disparte”. E a chi gli domanda che consigli darebbe a un giovane aspirante giornalista risponde: " Domanda terribile. Giacché il giornalismo è diventato soltanto autopromozione e gerarchie di potere, meglio: servizio ai potenti. Fin nelle guerre così, invece che l’inviato contro la guerra, abbiamo l’embedded al seguito degli eserciti dei “nostri”. E poi finché c’è guerra c’è speranza (di carriera). Scoprire ed indagare la verità, che esiste solo in virtù della ricerca indipendente, dovrebbe al contrario essere il modello da seguire. Ma è abitudine così rara che chi la pratica ci muore inascoltato e in vita isolato e disapprovato." Vorremo concludere il secondo incontro al Tonale con qualcosa legato all'evento stesso: "All’iniziativa al Tonale c’erano tre-quattro fuori luogo: la madre di Velio che vigilava con amore la storia lunga del tempo; Velso che approvava - forse - il nostro convivio e le parole seduto fra di noi; e infine la tortora che dal palo della luce curiosava l’insolita presenza degli umani senza ali ( visibili )".

    Queste parole ci hanno stupito! Non avevamo visto niente di tutto ciò, per noi era importante chi stava parlando e quello che è stato detto. Chissà, come sarebbe il mondo visto sempre con gli occhi di Tommaso Di Francesco.

    Nel terzo Colloquio Donatello Santarone ci ha avvicinati alla sua antologia, Trepido seguo il vostro gioco, testimoniando che la sua passione per lo sport è nata dall’esperienza pratica sul campo: "sbucciandomi ogni

    sabato 18 aprile 2015

    DONATELLO SANTARONE

    Trepido seguo il vostro gioco

    Presentazione di un'Antologia di sport e letteratura con 

    MASSIMO RAFFAELI

     pomeriggio le ginocchia", dice, e quindi sulle tribune, da tifoso, in curva sud del vecchio stadio Olimpico di Roma. Da quel mondo di emozioni, forza e sensazioni, che ha fatto capire allo studioso quanta arte possa trovarsi nello sport, sono nati i due anni di lavoro per il libro. Parole assai vive, come quelle del critico Massimo Raffaeli, suo amico, anch’egli grande appassionato di sport, ex pugile dilettante, che si è a lungo soffermato sull’Antologia, sui rapporti tra letteratura e sport.

    La mia curiosità era nata sin dall'inizio, già leggendo la pagina introduttiva Alle studentesse e agli studenti, ove Santarone scrive: "Lo sport, come la letteratura, è un'arte, cioè un insieme di norme che consentono la creatività [...] Lo sport come la letteratura, regala piacere estetico, gioco, bella forma. E talvolta nasconde, o rivela, gli orrori della storia e dell'esistenza". Per questo, essendo io stessa un'atleta cresciuta anche grazie a molte di queste emozioni, mi interessava confrontarmi con una persona di grande spessore intellettuale, perché sto avvertendo una sorta di degenerazione dello sport, negli atleti, nei tifosi e in chi, nelle varie società, si occupa dell'organizzazione, il tutto in concomitanza con la crisi economico-sociale attuale e con il peggioramento dei rapporti interpersonali. Ho voluto chiedergli se, secondo lui, c'è un qualche collegamento tra questi fatti. “Uno sport praticato senza esaltazioni di supereroi –mi risponde- con la voglia sì di vincere, ma con la consapevolezza che si può arrivare secondi, terzi o ultimi senza drammi" renderebbe una società migliore, senza le sopraffazioni per voler dimostrare continuamente chi è il migliore.

    Mi ha rallegrato vedere ancora persone che, come me, amano il vero sport, quello che racchiude formazione, disciplina, socializzazione, sacrificio. Purtroppo ultimamente sto avvertendo in prima persona questo senso di corruzione continua, di antagonismi malsani che provoca disagio e malessere anche in chi, come me, stravede per ciò che lo sport, malgrado tutto, ti dà, tanto da farti chiedere se la passione che hai sempre avuto, la provi ancora.

    A Massimo Raffaeli ho chiesto proprio come sia possibile riconoscere la passione. La passione, risponde, è quella forza che "ci porta all'apice del sentire, senza che noi lo vogliamo. Credo che agli esseri umani accada del tutto irrazionalmente di viverla e, prima ancora, di riconoscerla". Riflettendoci, ho capito che ne ho più di una. Anche questo, per me, per noi, sono stati i Colloqui del Tonale.

    Grazie, Prof!

    (***  Alessia, Beatrice, Debora, Kimberly, Laura, Riccardo)

    Domani e altri futuri

    Mai come ora, nei decenni della mia vita, ho sentito tanto aspro il conflitto tra il bisogno avvertito e le possibilità pratiche. Parlo di me, ma non solo di me.

    Ciò che l’ideologia dominante ci predica da trent’anni, sembra averlo realizzato; la nostra forza, se non la nostra realtà e quindi la nostra necessità, è quella del nudo individuo. Ma non abbiamo tempo per disperarcene: l’uomo ha un difetto, può pensare. Se fossi ricco, terrei salotto, stringerei un’accademia.

    Posso tuttavia raccogliere fidati compagni di viaggio, perché non è vero che questo tram che ci trasferisce è solo un urlio.

    Abbiamo subito concordato momenti d’incontro, in cui il piacere del testo, la sua cerimonialità fosse uno sguardo su noi e sul mondo, producesse speranze. La convinzione sottesa è che l’espressione artistica è intimamente sociale e convoca il futuro, interpella, anche quando sembra chiusa nel più geloso solipsismo o nel più irrimediabile passato. Di volta in volta, l’autore legge suoi testi, intervallato da interventi musicali. Si ascolta, si fanno domande, ci si confronta, ci si conosce, si pensa.

    Il contesto è l’ampia sala della mia casa paterna, immersa nel parco della Maremma, tra il tardo pomeriggio e la prima serata. Una convivialità semplice e distesa, tra un piatto preparato da me con i miei, un bicchiere di vino, una bibita.

    Colloqui in una compagnia picciola d’invitati, scelti tra generazioni diverse: amici, colleghi, giovani.

    venerdì 19 ottobre 2012

    VELIO ABATI

    Letture dal romanzo Domani

    ROBERTO BONGINI, violoncello

    VELSO ABATI, fisarmonica

    sabato 27 ottobre 2012

    DONATELLO SANTARONE

    Letture dalla sua produzione poetica

    MARTINA SANTARONE, viola

    venerdì 9 novembre 2012

    GIORGIO LUZZI

    Letture dalla sua produzione poetica

    ROBERTO BONGINI, chitarra