Donatello Santarone
A Velso
Di nuovo loro, le nostre colline
appaiono dell'Uccellina,
dalle albe rese a noi
in tutti questi anni felici e feroci,
nei lunghi conciliaboli,
nei bicchieri schietti di vino e di vita,
quando Velso impugnava
lo strumento amato - la fisarmonica -
e un mondo ricco acuto
evocava e comunicava.
E' quello che ci fa diversi,
quel che non scorderemo mai
nelle opere e nei giorni che anche
nei sentieri del parco si
schiudono a noi
con stupore mestizia e gioia
e a coloro che verranno.
5 luglio 2014
Ennio Abate
Caro Velio, ho saputo ora da Massimo Parizzi della morte di tuo padre. Accosto le parole appena lette sul tuo sito, sicuramente a te da lui ispirate: «Allora, nel tumulto e nella disperazione rassegnata che ci trasporta, ha senso la ricerca modesta ma assidua della coerenza umanamente possibile tra parola e gesto. Ha senso il colloquio diretto e verificabile. Ha senso “la flemma de studià”, l’ascolto pacato, la meditazione paziente» a quelle che io tardivamente ho sentito di poter far dire al mio, anche lui di origini contadine e da tantissimi anni scomparso: «Guagliò, non devi rubare un carezza!/Puoi abbracciare, essere corpo baciato, non ladro che fugge nel suo batticuore./ Non prede da mordere siamo, ma continenti e possiamo combaciare.» e ti faccio le mie condoglianze.
6 luglio 2014
Lucio Niccolai e Mariangela Serra
Caro Velio, la notizia della morte di tuo padre mi ha addolorato e sorpreso: non sapevo che stesse male e spero non sia arrivata anche per te inattesa e inaspettata (che sarebbe anche più doloroso). Anche io ho vissuto da poco direttamente il senso della perdita del padre e, quindi, puoi credermi quando dico che ti capisco e che ti sono vicino più che mai, perché conosco questi momenti e so che siano occasione di forte rielaborazione: un passaggio obbligato della ricostruzione della memoria personale e familiare.
Ho visto, direttamente, il tuo babbo in un paio di occasioni, e me lo voglio ricordare con quelle due istantanee. La prima volta, ad Alberese, in uno degli incontri da te organizzati, dove hai letto alcune parti del romanzo (non ancora edito), e tuo babbo con la fisarmonica che – insieme a Bongini – contrappuntava alcuni dei passaggi e sequenze dell’incontro. Si vedeva la sua partecipazione, il suo piacere di essere lì. Si scusava che le dita non corressero più agili sulla tastiera come un tempo, mostrando così, a me sembra, una gran parte del proprio carattere e di quella modestia contadina che fa parte così forte delle nostre radici.
L’altra occasione, alla libreria Palomar, stavolta senza fisarmonica, a sedere con tua mamma, accanto a te che presentavi finalmente il tuo romanzo, emozionato, sorridente, orgoglioso; felice per te, per il tuo romanzo, per la gente – gli amici, finalmente – che erano lì ad ascoltarti e a condividere la gioia di quel libro.
E nel romanzo mi pare e credo (tu stesso lo hai scritto, se non mi sbaglio) che tanta parte della sua esistenza e la sua memoria traspaia, e io me lo sono immaginato in quelle scene corali di campagna, con la sua fisarmonica.
Poi, credo, di averlo incrociato – anche senza saperlo – in diverse occasioni a Grancia, alla rassegna dei maggi (avevamo in comune l’amore per la musica popolare o meglio il piacere di utilizzarla come un mezzo di comunicazione e un’occasione di incontro).
5 luglio 2014
Il Manifesto, 5 luglio 2014
È morto ieri Velso Abati, padre del nostro storico collaboratore Velio. Velso, ancora a 87 anni ha continuato ad essere fino all’ultimo contadino, musicista-fisarmonicista e cantore della Maremma. Alla moglie Elda, a Simonetta e a Velio un abbraccio dal manifesto