Colloqui del Tonale 2023-24

La memoria del futuro

Nella compagnia pìcciola dei Colloqui del Tonale si sente la necessità di ragionare, in questa sessione d’autunno, sul pericolo particolare che vive l’oggi non solo nazionale.
Malgrado le mille distrazioni, lusinghe, dolenzie dell’affanno del giorno, il domani rimane l’ago che orienta in silenzio o in ansia il nostro passo. E questo - lo sa il respiro – non avviene in assenza d’una memoria, anzi di una memoria scelta. Eppure, ogni ingiunzione pratica, ogni insegnamento senza parere, ogni consiglio benevolo, persino le ultime novità tecnologiche da decenni ci convincono che il nostro è finalmente un presente libero dalla storia.
I Colloqui del Tonale, invece, coltivano e discerpano le radici di un futuro diverso, insieme con i senza volto nei mille angoli del mondo, la cui anonima presenza, sempre più prossima, è ribaltata nelle nostre strade in cattiva coscienza, rifiuto e infierimento. Da questo proposito muovono i nostri ragionamenti.
Com’è consuetudine, a ricordarci che la natura - il suo imperio e la sua bellezza - non è a disposizione del genere umano, i campi e la macchia dell’Uccellina reclameranno il loro posto, intanto che il Tonale ha rinfrescato il volto a festa, perché meglio, dopo i discorsi, si possa a sera bere un bicchiere e mangiare un piatto alla buona, ricordando, con Plutarco, che non ci invitiamo l’un l’altro per mangiare e bere semplicemente, ma per mangiare e bere insieme.
Non c'è silenzio

Non sembri una stramberia voler indicare una verità nascosta proclamando “non c’è silenzio”. Certo, si potrebbe dire, siamo immersi in fin troppi messaggi. Ed è appunto con il troppo, che è fatto silenzio di senso e di verità nelle nostre giornate. Il breve programma di questa primavera invita a guardare, meglio, a ricordare l’ovvio oltre il frastuono e ambisce a mostrare la necessità del vero e del senso, se non riesce a nominarlo, nella persuasione che questo non possa essere che conquista collettiva.
L’azione corale del primo Colloquio ne è una figura, nel convincimento di assecondare una ragion d’essere della stessa Memoria delle piante, se non altro essa l’ancorerà a suoi sostrati profondi, per quanto non esaustivi.
Il secondo appuntamento, con la sua ostentata distanza dal genere letterario e dall’allusività sua propria, può apparire una provocazione ulteriore, presentando – prima volta nei Colloqui – un appuntamento con gli studi economici. In realtà, si tratta di approdare alla medesima meta, percorrendo la strada inversa: guardare, studiare la falsa verità del chiacchiericcio per mostrare un’altra possibilità.
A tutto, come di consueto, daranno vita i ragionamenti che si protrarranno nella sera tra un bicchiere e un piatto alla buona in comune, portandoci dietro i profumi e i colori dei campi e dei colli.
Mario Fraschetti
Noterelle di regia alle letture dalla Memoria delle piante
Ho accolto con grande piacere la proposta di una performance in lettura del testo dell'amico Velio Abati, La memoria delle piante, testo che mi ha incantato dalle prime pagine.
Un caleidoscopio di fatti e riflessioni che si compongono inaspettatamente, come inaspettatamente si scompongono in un libero viaggiare in avanti e a ritroso nel tempo, scritto con un linguaggio ricercato, lirico e poetico in cui spesso si nobilitano termini del parlato dei contadini della Maremma.
Riguardo alla regia, per sintetizzare un così ricco testo, si correva il rischio di creare un reader digest.
La complicità emotiva, fornita da luoghi che appartengono al vissuto dello scrittore, prende il posto di suggestioni derivanti dalla lettura.
Mi sono affidato a più voci lettrici che, nelle loro differenze, narrano la stessa storia e tutte insieme sono l'io parlante.
Anche gli ascoltatori diventano parte della storia in cui, attraverso i differenti ambienti, si immergono.
Il variare della luce del giorno fornisce una ineguagliabile illuminotecnica.
Non è quindi una performance di lettura affidata solamente all'ascolto: crea immagini che nascono e svaniscono lungo il filo sottile tra sogno e ricordo.
Settanta e altre feste - autunno

La stagione autunnale muove dai fatti sempre più minacciosi degli squilibri climatici e della cecità delittuosa di chi indirizza le sorti, alleva le sofferenze umane. Ma i Colloqui non si stancano di confidare nella forza minima della gramigna, delle cicale che anche dopo anni sbucano dal terreno, a coltivare legami e le ragioni tenaci dell’umano.
Settanta e altre feste proseguono, come annunciato, con la presenza di amici e temi cari: la poesia, nelle sue voci infaticabili e alte, la letteratura osservata con sguardo femminista, l’industria editoriale raccontata dall’esperienza di una piccola casa editrice distante dai circuiti dominanti, per chiudere con il ritorno al grave tema ambientale, questa volta indagato dal lato dell’acqua, dopo i ragionamenti di altri Colloqui sul suolo e sull’aria.
Il coro verde dei colli, il contrappunto discreto di un piatto alla buona e di un bicchiere di vino ci accompagneranno poi alla sera.
Settanta e altre feste - primavera

L’interruzione del consueto, propria della festa, è conquista di uno spazio di allegria e di riflessione collettiva. È il godimento di qualcosa sperato e raggiunto, con il riconoscimento del concorso comune, per questo la festa è sempre con gli amici, che s’incontrano e si confermano. Ma non c’è allegrezza piena che, come insegna Dante per il desiderio, non si sporga verso il futuro. Infatti la festa è riflessione sul passato e sul futuro, anzi la sua forma più alta, proprio perché accompagnata dal piacere: non solo quello della conoscenza, ma anche quello proprio della meta raggiunta.
Così, la ventesima serie dei Colloqui, che torna ad abbracciare le due stagioni, presenta varie particolarità, alludendo nelle sue forme, più di altre volte, alla collaborazione. I tre incontri di primavera si aprono con l’omaggio giocoso di un mio inedito, seguito subito dalla riflessione di un protagonista di una certa stagione culturale grossetana. Nel colloquio successivo, tre mie ex allieve presenteranno le loro ricerche. Chiuderanno poi la primavera due autori di un campo caro ai Colloqui, la poesia.
Gl’incontri d’autunno saranno interamente dedicati ad approfondire e allargare temi scandagliati in serie precedenti.
Il resto, come di consueto, lo faranno il paesaggio e il cibo gustato insieme.